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buahnaga
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Sunday 07 January 2024 08:42:18 GMT
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service_cvt
rizki motor :
cantik banget🥺
2024-01-11 05:35:43
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kmsnnnnn
adghh :
🥰🥰
2024-01-07 16:05:24
0
kripikkpisang
Taufik🥸 :
🥰🥰🥰🥰
2024-01-07 11:22:58
0
bukannabiilyas
Onlyhuman :
🥰🥰🥰
2024-01-07 10:48:35
0
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CHE SCHIFO DI GENTAGLIA CHE ESISTE NEL MIO PAESE. LA CATTIVERIA RITORNA SEMPRE INDIETRO. Essa ha sei anni, è nato in Pakistan e soffre di una grave disabilità che non gli permette di camminare. Vive al quinto piano di un palazzo di Milano assieme a sua madre, Alia Bibi, ai suoi due fratelli, e suo padre, Yaseen. Ma nessuno di loro può usare l’ascensore, che il condominio al civico 71 di viale Monte Ceneri riserva solo a chi paga la manutenzione. Ma la famiglia non se la può permettere, e Alia Bibi è costretta ogni giorno a portare suo figlio in braccio per cinque lunghi piani di scale. Essa cresce sempre di più, e le ginocchia della madre fanno sempre più fatica. Le braccia sono sempre più stanche. Una situazione nota da tempo ai condomini – riporta Miriam Romano sull’edizione milanese di Repubblica – ma evidentemente ritenuta non sufficientemente urgente. A ogni piano, davanti all’ascensore, è affisso lo stesso cartello: riservato alle persone autorizzate. Ovvero ai due o tre condomini che hanno partecipato alle spese di manutenzione. Per Alia, Yaseen ed Essa non sembra esserci soluzione. La madre, arrivata dal Pakistan due anni fa, attualmente non può lavorare. La condizione di Essa non gli permette di camminare. E i soldi che Yaseen porta a casa lavorando come rider non bastano a farsi carico di un simile onere. Persino la scuola di Essa, la Rinnovata Pizzigoni, ha provato a smuovere le acque. Ma né i condomini né l’amministratore si sono fatti convincere e la situazione è rimasta immutata. Sembra che la famiglia non esista: i nomi non appaiono sul citofono. Quando viene chiesto di loro ai vicini, le risposte sono vaghe. Ma i 70 gradini rimangono là, così come i mille euro al mese di affitto. «È profondamente ingiusto — la preside spiega Anna Ferri, — . Noi abbiamo messo a disposizione della famiglia il pulmino per poter consentire a Essa di venire a scuola. Ma la madre non può continuare a portare il figlio su e giù dalle scale. Vorremmo offrire una quota per pagare l’uso dell’ascensore almeno per quelle due volte al giorno per consentire a Essa di frequentare la scuola. Ma non ci hanno mai risposto». Anche il consigliere comunale Alessandro Giungi, avvocato, ha scritto una lettera all’amministratore, senza successo. «Nulla può giustificare un tale divieto che impedisce ad Essa di frequentare la scuola e, in generale, di uscire da casa. Fino ad ora si è parzialmente sopperito grazie ai volontari e alla sensibilità della dirigente Ferri ma tale situazione deve trovare un punto fermo consentendo ai genitori di Essa di poter utilizzare l’ascensore insieme al loro figlio. Il tema della disabilità è diventato centrale nel dibattito politico e sociale milanese ma una vicenda di questo tipo fa capire quanto ancora ci sia da lavorare su questo tema».
CHE SCHIFO DI GENTAGLIA CHE ESISTE NEL MIO PAESE. LA CATTIVERIA RITORNA SEMPRE INDIETRO. Essa ha sei anni, è nato in Pakistan e soffre di una grave disabilità che non gli permette di camminare. Vive al quinto piano di un palazzo di Milano assieme a sua madre, Alia Bibi, ai suoi due fratelli, e suo padre, Yaseen. Ma nessuno di loro può usare l’ascensore, che il condominio al civico 71 di viale Monte Ceneri riserva solo a chi paga la manutenzione. Ma la famiglia non se la può permettere, e Alia Bibi è costretta ogni giorno a portare suo figlio in braccio per cinque lunghi piani di scale. Essa cresce sempre di più, e le ginocchia della madre fanno sempre più fatica. Le braccia sono sempre più stanche. Una situazione nota da tempo ai condomini – riporta Miriam Romano sull’edizione milanese di Repubblica – ma evidentemente ritenuta non sufficientemente urgente. A ogni piano, davanti all’ascensore, è affisso lo stesso cartello: riservato alle persone autorizzate. Ovvero ai due o tre condomini che hanno partecipato alle spese di manutenzione. Per Alia, Yaseen ed Essa non sembra esserci soluzione. La madre, arrivata dal Pakistan due anni fa, attualmente non può lavorare. La condizione di Essa non gli permette di camminare. E i soldi che Yaseen porta a casa lavorando come rider non bastano a farsi carico di un simile onere. Persino la scuola di Essa, la Rinnovata Pizzigoni, ha provato a smuovere le acque. Ma né i condomini né l’amministratore si sono fatti convincere e la situazione è rimasta immutata. Sembra che la famiglia non esista: i nomi non appaiono sul citofono. Quando viene chiesto di loro ai vicini, le risposte sono vaghe. Ma i 70 gradini rimangono là, così come i mille euro al mese di affitto. «È profondamente ingiusto — la preside spiega Anna Ferri, — . Noi abbiamo messo a disposizione della famiglia il pulmino per poter consentire a Essa di venire a scuola. Ma la madre non può continuare a portare il figlio su e giù dalle scale. Vorremmo offrire una quota per pagare l’uso dell’ascensore almeno per quelle due volte al giorno per consentire a Essa di frequentare la scuola. Ma non ci hanno mai risposto». Anche il consigliere comunale Alessandro Giungi, avvocato, ha scritto una lettera all’amministratore, senza successo. «Nulla può giustificare un tale divieto che impedisce ad Essa di frequentare la scuola e, in generale, di uscire da casa. Fino ad ora si è parzialmente sopperito grazie ai volontari e alla sensibilità della dirigente Ferri ma tale situazione deve trovare un punto fermo consentendo ai genitori di Essa di poter utilizzare l’ascensore insieme al loro figlio. Il tema della disabilità è diventato centrale nel dibattito politico e sociale milanese ma una vicenda di questo tipo fa capire quanto ancora ci sia da lavorare su questo tema».

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