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pen dep trai
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felonismebro
Felon ❤️‍🩹 :
2025-08-26 06:17:37
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thang_can_doi
thang_can_doi :
bạn chỉ mình kiếm bộ tóc vàng với cái khăn bịt mặt được k
2025-08-26 12:25:05
0
bunbunbeobeo01
Mu nhá nhồ👽 :
Có tín hiệu var rồi pen ơii
2025-08-26 06:59:01
0
anhhnhatt
Nax4 :
var mạnh đi pen ơi
2025-08-26 08:47:23
0
cphuoong522
IOSxiTep🐐 :
tưởng cái này:)))
2025-08-26 05:47:46
2
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In Calabria il Reddito di Cittadinanza è stato trattato come la peste bubbonica: abolito, demonizzato, marchiato come strumento per fannulloni e furbetti. La carciofara della Garbatella l’ha estirpato come fosse erbaccia, convinta di salvare la patria da un’epidemia di divanisti cronici, e ha lasciato la nostra terra con un welfare pari a zero virgola zero. E #Occhiuto? Muto. Qui, dove da decenni regnano disoccupazione, lavoro nero e stipendi da fame, hanno deciso che il problema non fosse lo sfruttamento, ma chi con quel sussidio riusciva almeno a pagarsi la spesa o la bolletta. Il governatore calabrese, invece di difendere la sua gente, ha chinato la testa e ha tolto il sussidio a migliaia di famiglie. Così oggi la Calabria rimane una delle regioni del Sud dove lo Stato ti dice: “Vuoi campare? O ti fai sfruttare a 25 euro al giorno, o te ne vai.” E infatti, se n’è andato pure il reddito. Eppure, magia delle magie, lo stesso strumento che in Calabria puzzava di parassitismo al Nord e in altre regioni del Sud è risorto sotto altra veste. Non più “Reddito di Cittadinanza”, ma “Reddito di Inclusione Regionale”, “Sussidio di Autonomia”, “Misura di Sostegno Attivo”. Basta cambiare il nome, togliere l’accento terrone e tutto diventa rispettabile. È la solita storia: – A Milano ti danno un sussidio e sei un cittadino modello che partecipa al “patto sociale”. – A Cosenza ti danno un sussidio e sei un fannullone che non vuole lavorare. Due pesi, due misure. Sempre. Se un calabrese prende 500 euro al mese è un parassita; se li prende un lombardo è “politica di welfare avanzato”. Se un disoccupato a Reggio Calabria non trova lavoro, è colpa sua; se un disoccupato a Torino non trova lavoro, è colpa del mercato. Il risultato? In Calabria restano la fame, il lavoro nero a 20 euro al giorno, il ragazzo che si spezza la schiena nei campi, il cameriere che lavora 12 ore senza contratto. Al Nord, invece, resta la coperta di velluto di un welfare “restituito” sotto mentite spoglie, col timbro di efficienza e modernità. È come se lo Stato dicesse: – “Tu, calabrese, arrangiati.” – “Tu, lombardo, tranquillo: ci pensiamo noi.” Morale della favola: il reddito non è morto, è solo emigrato al Nord. Come tanti calabresi! Achille Conforti#BRIGANTI #lazzari
In Calabria il Reddito di Cittadinanza è stato trattato come la peste bubbonica: abolito, demonizzato, marchiato come strumento per fannulloni e furbetti. La carciofara della Garbatella l’ha estirpato come fosse erbaccia, convinta di salvare la patria da un’epidemia di divanisti cronici, e ha lasciato la nostra terra con un welfare pari a zero virgola zero. E #Occhiuto? Muto. Qui, dove da decenni regnano disoccupazione, lavoro nero e stipendi da fame, hanno deciso che il problema non fosse lo sfruttamento, ma chi con quel sussidio riusciva almeno a pagarsi la spesa o la bolletta. Il governatore calabrese, invece di difendere la sua gente, ha chinato la testa e ha tolto il sussidio a migliaia di famiglie. Così oggi la Calabria rimane una delle regioni del Sud dove lo Stato ti dice: “Vuoi campare? O ti fai sfruttare a 25 euro al giorno, o te ne vai.” E infatti, se n’è andato pure il reddito. Eppure, magia delle magie, lo stesso strumento che in Calabria puzzava di parassitismo al Nord e in altre regioni del Sud è risorto sotto altra veste. Non più “Reddito di Cittadinanza”, ma “Reddito di Inclusione Regionale”, “Sussidio di Autonomia”, “Misura di Sostegno Attivo”. Basta cambiare il nome, togliere l’accento terrone e tutto diventa rispettabile. È la solita storia: – A Milano ti danno un sussidio e sei un cittadino modello che partecipa al “patto sociale”. – A Cosenza ti danno un sussidio e sei un fannullone che non vuole lavorare. Due pesi, due misure. Sempre. Se un calabrese prende 500 euro al mese è un parassita; se li prende un lombardo è “politica di welfare avanzato”. Se un disoccupato a Reggio Calabria non trova lavoro, è colpa sua; se un disoccupato a Torino non trova lavoro, è colpa del mercato. Il risultato? In Calabria restano la fame, il lavoro nero a 20 euro al giorno, il ragazzo che si spezza la schiena nei campi, il cameriere che lavora 12 ore senza contratto. Al Nord, invece, resta la coperta di velluto di un welfare “restituito” sotto mentite spoglie, col timbro di efficienza e modernità. È come se lo Stato dicesse: – “Tu, calabrese, arrangiati.” – “Tu, lombardo, tranquillo: ci pensiamo noi.” Morale della favola: il reddito non è morto, è solo emigrato al Nord. Come tanti calabresi! Achille Conforti#BRIGANTI #lazzari

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